LA COLTIVAZIONE DEL TAPPETO ERBOSO

Quella del tappeto erboso non è una coltivazione comune. Un prato non è una classica coltura agricola, così come siamo abituati a intenderla, e la sua coltivazione non implica pertanto tutta quella serie di pratiche colturali, normalmente adottate in agricoltura, finalizzate alla produzione. Qui l’obiettivo è la manutenzione. Una manutenzione specifica e costante, scandita dalle varie stagioni, che mira, attraverso il miglioramento degli scambi idrici e gassosi (di CO2 e O2) fra il terreno e l’atmosfera, alla massima qualità del tappeto

Una boccata d'aria al tappeto erboso

Per cominciare, un doveroso distinguo.

Spesso, parlando di arieggiatura, si fa riferimento a operazioni e tecniche colturali diverse che, sebbene tutte finalizzate ad arieggiare effettivamente il tappeto erboso (inteso come il sistema “pianta più terreno”), hanno come fine ultimo risultati diversi, che prevedono l’uso di macchinari altrettanto differenti fra loro. Da un lato il verticutting, consistente in un taglio verticale del tappeto attraverso delle piccole lame fisse (o piccoli coltelli liberi) vincolate a un cilindro orizzontale che, sfoltendo la vegetazione, esegue sostanzialmente un’arieggiatura superficiale (non si incide il terreno, appena sfiorato); dall’altro la carotatura, la discatura, la bucatura (o la chiodatura), fino alla più incisiva vibroforconatura o vibrocarotarura (in gergo, vertidraining), che interessano più o meno profondamente il terreno. Così, mentre il verticutting viene principalmente impiegato per il controllo della vegetazione, del grain, dell’eccessiva densità del tappeto e del feltro, tutte le altre suddette operazioni di arieggiatura “profonda” arrivano invece a intaccare il topsoil, coinvolgendo il movimento di acqua e ossigeno (O2) verso il terreno e quello dell’anidride carbonica (CO2) verso l’atmosfera, e producendo una serie svariata di benefici al sistema tappeto erboso. Oltre a un maggiore scambio gassoso, fondamentale per la salute e il funzionamento dell’apparato ipogeo (in particolare per quei tappeti più compattati dall’eccessivo traffico), un’adeguata coltivazione comporta infatti una diminuzione delle perdite di acqua per scorrimento superficiale e un incremento della velocità di infiltrazione e ritenzione di quella idrica; un apporto più efficace degli elementi nutritivi meno mobili nel terreno (per esempio, il fosforo); la graduale rimozione di stratificazioni indesiderate (per esempio, il black layer); una maggiore elasticità del terreno; nonché una stimolazione della crescita di nuovi culmi e nuove radici.

Qualsiasi sia il nostro obiettivo, è buona regola programmare il lavoro a inizio primavera/inizio autunno, potendo così contare su un mese di crescita attiva della pianta dal termine dell’operazione.

 

Carota di terreno depositata sulla superfcie (carotatura)

 

 

 

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